Chissà…

di Chiara Scardaci

Chissà quanti sogni sono riposti nel vostro cuore.
Nel mio ce ne sono così tanti che ci vorrebbero numerose vite per realizzarli tutti.
Eppure, quando corro, ho l’impressione di connettermi con un’essenza più grande che conosce ogni
possibilità racchiusa nell’universo.
Che sia su una pista di atletica, in una corsa in montagna vissuta in compagnia, in un trail solitario, per le
strade delle amate città, in una mezza maratona in trasferta, in una Regina spaventosa che ci attende
sorridente al traguardo, o in quei posti sparsi nel mondo che non abbiamo mai visitato, ma che la nostra
anima conosce così bene.
Oppure in allenamento, tra le ripetute, in un lungo estenuante, o in una semplice domenica uggiosa
rianimata da una sessione di corsa che ci costringiamo a non saltare, in una pausa, sotto la pioggia.
Correndo, possiamo diventare ciò che i nostri sogni vorrebbero che fossimo: una pittrice che incastona la
luce di un tramonto in una cornice di mare, un giocatore di basket che indovina un tiro da tre decisivo per
la vittoria, una centometrista racchiusa nei pochi secondi di una gara senza respiro, un suonatore di viola
lento e profondo, unica vibrazione di un silenzio in ascolto, una ballerina sudata di vita, fiera nel suo
flamenco colorato, un medico, un viaggiatore in bicicletta, un indovino, una ginnasta, e chissà quanto,
quanto altro.
Sogniamo e nella corsa ci connettiamo a una dimensione onirica comune all’umanità, che racchiude la
gioia di tutti in una festa di speranza, ispirata energica e testarda, forte dei nostri cuori così
irrimediabilmente fiduciosi.
Possiamo sentire la felicità delle altre vite, nella scarica adrenalinica che la corsa dispensa senza remore.
Vite di altri, di altre, vite nostre, forse già passate, forse ancora in gestazione.
Sento le 1000 vite che ora stiamo sognando e ovunque le nostre scarpe ci conducano la speranza della
realizzazione di ciò che desideriamo si fa certezza, mentre la gioia di ciò che abbiamo già avuto in dono
nelle nostre vite fortunate pervade il cuore di un’immensa gratitudine.
In fondo, è la capacità di ammantare di poesia la realtà che viviamo a salvarci, e la corsa è senza dubbio
un buon viatico.
Dormo quindi nell’attesa del domani e nel primo sognare, a visitarmi, sono ancora le gambe che si
muovono, il fiato che si intensifica in un nuovo andare per chissà dove e chissà quando…
In una prospettiva di vita che non è la mia non è la tua ma è di ognuno e di tutti, là dove l’umanità si
connette, nella corsa, nella gioia, nel respiro…
Alla mia squadra, con grande affetto ❤️🙏
Chiara Scardaci

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