Cosa si fa il giorno della Liberazione del 25 Aprile? Ovviamente il Trail della Liberazione!
Prima edizione, quindi non ci sono state cavie prima di noi per testare e conoscere in anteprima il percorso.
Si presentava come un percorso di 16 km con 1200 D+. Il dislivello si sarebbe concentrato unicamente nei primi 8 km, partendo dal paesino di Corvaro, fino a raggiungere la cresta del Monte Cava a 2000 sml. A quel punto, ci sarebbero stati altri 8 km con altrettanti 1200 D- per ritornare alla base.
Un trail molto sfidante per chi abita nel centro Italia, perché raggiungere un tale dislivello così concentrato in pochi km è veramente difficile da trovare.
Come sempre, ruolo fondamentale in un trail è dato dalle condizioni metereologiche, sia del giorno stesso della gara ma soprattutto del giorno prima. E per aggiungere difficoltà alla difficoltà, il giorno e la notte precedente era piovuto abbondantemente a valle e di conseguenza nevicato copiosamente in cresta.
Nemmeno iniziamo a prendere coscienza di quello che ci poteva aspettare, grazie alle parole dello speaker che parlava di fango, nebbia, neve, “fare attenzione”, che inizia il countdown e si parte!
Non passano neanche 500 metri e già la salita è tale che si inizia a camminare. Lo start è alla fine del paese, quindi si è subito all’interno di un single track in mezzo al bosco che inizia a salire. Il terreno è stabile, anche se è difficile poter superare a causa della stretta via. Al secondo km la strada si apre ma ci si trova davanti a un vialone di solo fango. Le difficoltà del fango sono molteplici. La prima ovviamente, se non si ha una scarpa per questo tipo di fondo, si scivola facilmente. La seconda, anche se si ha una scarpa da fango ma il fango è tale da arrivare alla caviglia e da ricoprire l’intera scarpa, ogni passo diventa uno “staccare il piede dal fango” per non rimanere attaccati e portarlo avanti, cosa che metro dopo metro affatica non poco, in quanto il fango pesa sulle gambe. Per fortuna gli organizzatori, avendo avuto un minimo di pietà di noi, la mattina stessa avevano creato una deviazione di 400 metri su un pratone, per evitare che fossimo risucchiati dalle sabbie mobili! E così si arriva quasi al 4 km dove si può trovare il primo ristoro di sola acqua. E con il senno del poi, un ristoro dopo nemmeno 4 km ci doveva dare la misura della difficoltà che ci aspettava!
Dal quarto km si esce dal bosco e si inizia la salita sulle pendici del Monte Cava. Il terreno è erboso, completamente aperto senza alberi, con una buona visuale del panorama intorno. Ma già verso il quinto km e mezzo il paesaggio e il terreno cambiano. Si incomincia a salire sempre più, l’erba lascia spazio alle rocce, si inizia ad essere avvolti da una leggera nebbia e quel caldo, che ci aveva accompagnato fino a poco fa, lascia spazio a una piacevole brezza fresca.
La salita verso il Monte Cava ha una particolarità, ovvero quando si pensa di essere arrivati in cresta e si scavalla la cima raggiunta, davanti a te appare un’altra cima ancora più verticale e ancora più lunga. Questo per circa 3 volte. Quindi sappiate che quando pensate di essere arrivati in cresta, è solo un’illusione e si dovrà faticare ancora un bel po’!
La cresta è esattamente all’ 8 km dalla partenza. In teoria ci dovrebbe essere un paesaggio incredibile, tanto da fermarsi e rimanere increduli a guardare tutto ciò che è intorno a 360 gradi. La verità è che ci stava una nebbia tale che non si vedeva nulla, un vento gelido che spruzzava addosso la neve a terra, la sensazione di non sapere se lateralmente c’era il dirupo o semplice neve, perché era tutto avvolto da un denso bianco. Nota davvero positiva la segnaletica del percorso: sapendo della possibilità di nebbia, erano state posizionate a terra delle bandierine gialle a ogni metro, proprio per indicare il percorso in cresta, non essendoci un vero e proprio percorso da seguire.
E una volta raggiunta la cresta, che si fa? Si inizia la discesa! Da quel punto si ripercorrono nuovamente tutti i tipi di terreno incontrati fino a prima, consapevoli che se durante la salita alcuni punti erano stati impegnativi, nulla era paragonabile a doverli affrontare in discesa. La parte della cresta è stata molto insidiosa. La neve nascondeva le rocce, non c’erano tratti lisci ed era molto semplice poter scivolare. Una volta superata la parte della cresta in discesa di circa un km, si inizia una lunga discesa di 7 km no stop, percorrendo nuovamente la parte di steppa mista rocce, erba, il ristoro all’11 km che è lo stesso incontrato al quarto km (ma si è così presi dallo scendere a “rotta di collo” che credo in pochi si siano fermati), fango (probabilmente in quel pezzo si è passati dalla corsa al pattinaggio), bosco, fino a rivedere i ciottoli del paese, che segnano gli ultimi 500 metri del percorso, e finalmente il gonfiabile dell’arrivo.
La discesa si fa tutta di un fiato e così velocemente che rimani incredula a pensare che fino a poco prima stavi congelando su una cresta a 2000 sml in mezzo al nulla e ora invece sei circondata da tante persone e inizi a sentire quel tepore che ti avvolge.
Questo trail è davvero sfidante, ti regala ogni tipologia di terreno, soprattutto con le condizioni meteo con cui lo si è affrontato in questa giornata. E’ un trail tecnico dall’inizio alla fine, anche se di distanza breve non è assolutamente da affrontare con leggerezza.
E l’organizzazione, per premiare il fatto che sei sopravvissuto a questa prima edizione e che quindi potrai raccontare le tue gesta a chi vorrà affrontarlo nella seconda edizione, ti offre un panino, birra, medaglia finisher e ricchi premi di categoria.
Monte Cava è stata conquistata! Alla prossima cresta!